2) L’ascolto empatico
L’ascolto empatico
L’ascolto empatico è una modalità di comunicazione che aiuta a far sentire le persone comprese e accolte senza giudizio. Quando ascoltiamo qualcuno che sta vivendo una momento difficile, dobbiamo ricordare infatti che la prima cosa di cui ha bisogno non è tanto quella di essere consigliato, che può essere utile in un secondo momento, ma quella di sentirsi capito.
Sentirsi veramente compresi infatti, diminuisce il dolore emotivo, rilassa e aiuta a ritrovare le nostre risorse interiori. Per fare un buon ascolto empatico però è importante seguire alcuni punti precisi. Il primo è quello di imparare ad ascoltare SENZA GIUDICARE se quello che ci viene detto è veramente importante o meno secondo i nostri valori. Che una persona ci parli di un grave lutto o di un piccolo litigio, se quella cosa, in questo momento gli crea disagio, io devo accoglierla incondizionatamente, perché ognuno vive le cose in maniera soggettiva.
Il secondo punto è quello di non utilizzare le cosiddette BARRIERE COMUNICATIVE ossia quelle classiche frasi che diciamo per cercare di aiutare ma che in realtà hanno l’effetto contrario. Parole come “devi reagire.. vedrai che ce la fai.. tu sei forte” in realtà non aiutano come pensiamo, ma fanno sentire più soli e incompresi.
È quindi importante conoscerle e se vogliamo aiutare veramente qualcuno, cercare di evitarle. Su questo argomento ho creato un articolo e un video specifico che vi invito a vedere, nel mio sito. Infine, dopo aver ascoltato con attenzione le parole dell’altro, cerco di mettermi nei suoi panni per capire cosa sta provando.
Per fare questo posso anche utilizzare dei RIMANDI che sono delle frasi che aiutano chi abbiamo di fronte, a sentirsi più accolto e compreso. Si tratta di ripetere con le nostre parole il sentimento che la persona ci ha trasmesso.
Ad esempio: se nostro figlio dice “Luca non mi ha invitato per il suo compleanno. Non lo voglio più vedere!” Anziché cercare di sdrammatizzare o dare qualche consiglio, che in questo caso non è neanche richiesto, potremo dire semplicemente “sei molto arrabbiato con luca..” oppure “ci sei rimasto male”.
Il rimando è semplicemente una frase dove esprimiamo l’emozione che ci è arrivata. Un altro esempio è se una persona ci dice: “nessuno mi vuole bene”. Anziché rispondere che non è vero, o cercare di tirarle su il morale, sarà più utile accogliere quello sfogo dicendole “ti senti sola..” o “è un momento difficile..”
Ricordiamo che il rimando non è un ripetere fine a sé stesso ma una sorta RISPECCHIAMENTO EMPATICO che se fatto col cuore aiuta a sentirsi capiti e accolti. Logicamente non deve essere ripetuto continuamente, bastano poche volte ma se riusciamo a dire le parole giuste al momento giusto, avremo dato un aiuto concreto a quella persona per affrontare il suo momento di difficoltà.
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Un caro saluto a tutti!
Cristiano