IL TRIANGOLO DRAMMATICO
Lo schema del TRIANGOLO DRAMMATICO è stato ideato dallo psicologo statunitense Stephen Karpman e viene solitamente inquadrato nel contesto dell’Analisi Transazionale, un metodo di studio della personalità nato verso la fine degli anni ’50. Il triangolo drammatico teorizza che in una relazione tra due persone esistono in realtà tre diversi ruoli che possono essere interpretati:
1. VITTIMA
2. CARNEFICE
3. SALVATORE.
Questi ruoli, spesso inconsci, vengono determinati attraverso le esperienze familiari e tendono a ripetersi a livello generazionale. Generalmente in ognuno di noi c’è un ruolo predominante ma spesso queste parti si alternano, condizionando tutte le nostre relazioni.
LA VITTIMA
Le ferite emozionali che si creano nei primi anni di vita tendono a creare nell’inconscio, il ruolo della VITTIMA. La vittima è una persona fragile e insicura, che valuta sé e i suoi comportamenti sempre in modo negativo, ha una bassa autostima e si considera non all’altezza degli altri. Il suo atteggiamento è di continua lamentela e autocommiserazione ma, nonostante la sofferenza, rimane nelle situazioni causa del proprio disagio. La vittima tende ad ammalarsi e somatizzare.
IL SALVATORE
A volte la vittima, per proteggersi dalla propria sofferenza evolve nel ruolo del SALVATORE. Il Salvatore è una persona con una grande spinta a prendersi cura dell’altro e a farsi carico dei suoi problemi di qualunque tipo essi siano. Egli ha un profondo bisogno di aiutare chiunque viva in uno stato di difficoltà o sofferenza, mettendo da parte le proprie necessità. Da questo comportamento è appagato solo momentaneamente mentre prova frustrazione e senso di colpa quando non riesce nel suo intento.
Il salvatore vede in ogni vittima una parte di sé e per questo spera che aiutando gli altri possa lenire anche le proprie ferite. Ma questa aspettativa viene regolarmente disattesa e ciò lo porta spesso a tornare nel ruolo di vittima o diventare carnefice a sua volta.
IL CARNEFICE
Quando una vittima profondamente ferita, trasforma tutto il suo dolore in rabbia e giudizio verso gli altri, assume il ruolo del CARNEFICE. Il carnefice nutre profonda rabbia ma è quasi totalmente inconsapevole del proprio disagio emozionale. Tale rabbia lo spinge a scaricarsi verso gli altri con atteggiamenti aggressivi o giudicanti che però giustifica con la forte convinzione di fare giustizia e di essere onesto ed imparziale.
LE REGOLE DEL TRIANGOLO
La prima grande verità che emerge dal triangolo drammatico è che, per quanto sia difficile da accettare, non esistono buoni o cattivi, ma solo uomini feriti, ossia vittime che evolvono in atri ruoli. Osservare le nostre dinamiche relazionali attraverso il triangolo ci abitua ad uscire dal giudizio e riconoscere gli schemi che tendiamo a ripetere.
I ruoli del triangolo seguono DUE REGOLE principali che possono condizionare fortemente tutta la nostra vita. Esse sono:
1. OGNI RUOLO ATTIRA UN SUO COMPLEMENTARE.
Il nostro ruolo inconscio agisce profondamente nelle scelte personali, ad esempio un Salvatore nella vita sarà sempre attratto da una Vittima e tenderà a sceglierla come compagno/a o come amico/a. A sua volta una Vittima attirerà un Carnefice. Questo spiega ad esempio come mai relazioni conflittuali e distruttive tendono a ripetersi e spesso si sentono dire frasi del tipo: “capitano tutti a me!” oppure “gli uomini/le donne sono tutti uguali..”.
2. OGNI RUOLO RAFFORZA LE DINAMICHE DELL’ALTRO.
Ossia, più io cerco di “salvare” una vittima, assumendomi le sue responsabilità individuali, più la vittima rimarrà tale, prosciugando tutte le mie energie. Allo stesso modo, più io rimango nel ruolo di vittima, non prendendomi le mie responsabilità, non facendo le scelte o i cambiamenti che mi competono più il mio carnefice continuerà a scaricare la sua rabbia e la sua aggressività contro di me. Questo avviene perché il triangolo segue sempre i due principi di RESPONSABILITÀ e LIBERTÀ. Non è possibile assumersi le responsabilità di altri né tanto meno non prendersi le proprie.
Lavorare sulle dinamiche relazionali attraverso questo strumento, ci aiuta a riconoscere i nostri ruoli in tempo reale senza scaricare la colpa sugli altri. È importante ricordare che tutti e tre i ruoli del triangolo drammatico derivano da un vissuto di sofferenza. Essi rappresentano una sorta di adattamento alle nostre esperienze nell’infanzia per cui non esiste un ruolo migliore o peggiore (il carnefice non è il cattivo e il salvatore non è il buono).
Per poter attuare un positivo processo di cambiamento verso relazioni più “sane” ed equilibrate è innanzitutto fondamentale riconoscere le nostre dinamiche comportamentali all’interno del triangolo. Il passo successivo può essere quello di intraprendere un percorso di crescita personale che vada a lavorare sulle proprie ferite emozionali e ci aiuti ad essere più autentici e consapevoli. Uscire dal triangolo infatti, significa semplicemente saper esprimere le nostre emozioni e i nostri bisogni, senza giudicare l’altro e fare delle scelte in sintonia col nostro sentire, ossia ritrovare la “libertà di essere noi stessi”.